Il governo Renzi

Iniziano le manovre per far cadere il governo Renzi?

 

 

Inizia a tirare aria di fine mandato. Ecco chi potrebbe prendere il posto.

Italian Prime Minister Matteo Renzi gives a press conference for foreign medias on February 22, 2016 in Rome. Matteo Renzi warned yesterday he could call a high-stakes confidence vote in his government in a bid to unlock a parliamentary deadlock over gay civil unions. To mark his second anniversary as premier the Twitter-loving 41-year-old has posted a slideshow on his Facebook page yesterday vaunting his achievements since seizing power in an internal putsch inside his centre-left Democratic Party (PD).  AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI / AFP / ALBERTO PIZZOLI        (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

 

C’è una regola che negli ultimi anni si è ripetuta abbastanza di frequente: nel momento in cui i quotidiani iniziano a parlare di possibile sostituti dell’attuale premier in carica, è come se qualcuno girasse un clessidra e il conto alla rovescia della sostituzione del primo ministro cominciasse. Secondo alcuni si tratta di semplice fiuto giornalistico, secondo altri invece sono proprio i poteri forti che manovrano i quotidiani a cuocere a puntino chi sta al potere.

Quale che sia la verità, resta il fatto che ultimamente questa regola non è mai stata smentita. E l’ultima volta si è vista all’opera proprio con Renzi, indicato dal Corriere e da Repubblica come successore di Enrico Letta quando nessuno ci credeva ancora. Questa volta, però, a immaginare complotti contro Renzi non sono le due testate più diffuse d’Italia, ma il Giornale e il Tempo. Per cui, il conto alla rovescia potrebbe non essere ancora iniziato.

Da settimane vi sono riposizionamenti, soprattutto nel Pd, che non sono passati inosservati. Molto s’è detto e s’è scritto dell’insolito attivismo del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, e dell’operosità del leader dei Giovani Turchi, il Guardasigilli Andrea Orlando. Le loro aperture a una modifica dell’Italicum lasciano trasparire l’intenzione di voler essere protagonisti di un’eventuale transizione post-renziana. In questo milieu si muove anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Quest’ultimo è un ex montezemoliano (braccio destro durante la presidenza di Confindustria, in Ferrari, Ntv e in Italia Futura), ex montiano e oggi renziano, dopo aver fatto il viceministro a Via Veneto e per breve tempo l’ambasciatore presso la Commissione europea.

Quest’ultimo nome, Calenda, è stato fatto da Luigi Bisignani. E sembra abbastanza improbabile, considerando che nessuno lo conosce e che, di questi tempi, sarebbe davvero difficile far digerire all’elettorato un altro premier non eletto e per giunta privo di quella legittimazione popolare che, invece, Renzi ha sempre ottenuto con le primarie.

La verità è che tutto passa dal referendum: se Renzi vince, resterà salda al suo posto, non cambierà l’Italicum e indirrà elezioni per approfittare del momento. Se Renzi perde, sarà difficile restare in sella. E a quel punto Mattarella potrebbe essere tentato di varare un governo di scopo per sistemare la legge elettorale (che funziona bene solo con la riforma del Senato oggetto di referendum) e poi chiamare gli italiani alle urne.