IL PRETE SI RIFIUTA DI LAVARE I PIEDI AI MIGRANTI: LA POLEMICA IMPAZZA

La notizia del prete che, decidendo di non ottemperare al rito pasquale, si rifiuta di lavare i piedi ai migranti in chiesa per la celebrazione – sebbene relativa a una vicenda accaduta nel giovedì santo – rimbalza ininterrottamente da quel momento dai social alle tv, e dai media alle parrocchie: e ad ogni nuova eco, e a scapito di ragionevolezza e obiettività bipartisan, aumenta la sua portata polemica e la sua ondata di recriminazioni più o meno sociologiche, più o menopolitically correct.

E così, tra strumentalizzazioni e gogne virtuali, una cosa è certa: la realtà di una difficile convivenza socio-culturale, nei piccoli come nei grandi centri del Belpaese, torna prepotentemente sotto i riflettori e con tutto il suo potenziale di drammatica attualità.

Manduria, il sacerdote si rifiuta di lavare i piedi ai migranti

Un caso, quello esploso a Manduria, lanciato dal Nuovo Quotidiano di Puglia e ripreso da siti e media tradizionali, e soprattutto incentivato dal tam tam del web, partito dall’annullamento della cerimonia della lavanda dei piedi da parte di un sacerdote, deciso – secondo quanto riferisce anche il Corriere della sera nella sua versione online in queste ore – «perché tra i fedeli partecipanti al rito ci sarebbero stati degli immigrati».

Tutto accade durante la messa serale del giovedì santo, nella chiesa di San Michele Arcangelo a Manduria, in provincia di Taranto. Tutto viene regolarmente riferito e amplificato da un cittadino che, sulla propria pagina Facebook, decide di postare e commentare l’episodio con la frase choc: «Vergognosamente stasera il razzismo è salito sull’altare». Una didascalia che più che descrivere, emette una sentenza: ovviamente di condanna.

Una polemica di superficie che non affronta il problema reale

E così, nel sommario processo celebrato su Internet, il sacerdote in questione viene condannato e senza possibilità d’appello. Un dibattimento virtuale a proposito del quale, come riferito dal Corriere, «la Diocesi di Oria, sotto cui ricade Manduria, si dice all’oscuro di tutto: starebbe aspettando che terminino le celebrazioni pasquali per far luce sull’imbarazzante vicenda, specificando però nel frattempo che i padri che hanno officiato la messa in questione “non sono diocesani, ma religiosi appartenenti all’ente ecclesiastico dei Servi di Maria”».

Tutto rimandato, insomma: esattamente in linea con quanto si fa da anni, e ad opera di diversi esecutivi di centrosinistra, che, discutibilmente, continuano a cancellare sull’agenda parlamentare, e a rimandare indefinitamente, il problema sempreverde di una vera integrazione, di una reale convivenza tra mondi, non solo religiosamente, tanto diversi, spesso al limite dell’incomunicabilità…