L’Iva sulle bollette è illegittima e va rimborsata

Pagare l’iva anche su addizionali ed accise è illecito, si tratterebbe di pagare un’imposta sull’ imposta. Una imposta non costituisce mai base imponibile per un’altra imposta. Sarebbe meglio quindi controllare l’iva applicata sulle bollette di luce e gas e vedere se è stata calcolata anche sulla base di addizionali ed accise, in tal caso potete chiedere il rimborso dell’ eccedente pagato (non tutta l’IVA, ovviamente, ma solo la quota calcolata in eccesso).

Già nel 1997, la Cassazione aveva chiarito che un tributo non può gravare su un altro tributo simile, a meno che non sia la legge a prevederlo.

Inoltre recentemente la Cassazione ha dato ragione a un consumatore di Venezia che aveva presentato ricorso contro la quota dell’IVA relativa al consumo di acqua e gas, mostrando come “corpo del reato” otto bollette relative al gas e dodici per la luce elettrica. La sentenza in questione costituisce un precedente importante e significativo, e in base a questo l’Enel ha dovuto dare all’uomo veneziano un risarcimento pari a 103,78 euro.

Ma la questione non riguarda solo le bollette di luce e gas, infatti con una recente sentenza la Cassazione ha dichiarato illegittima anche l’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto della tariffa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tia) stante la sua natura tributaria.

Ora se tutti i cittadini italiani vittime di tale illegalità chiedessero il rimborso seguendo l’esempio dell’ uomo veneziano,  potrebbe aprirsi una voragine nelle casse pubbliche che difficilmente potrebbe essere chiusa. Lo Stato, eventualmente, dovrebbe versare ai cittadini contribuenti una somma pari o superiore ai 2 miliardi di euro! Anche se, tenendo in considerazione che il limite di prescrizione è di 5 anni, oltre il quale il rimborso non diventa più possibile, la spesa per le casse statali potrebbe essere molto inferiore ma comunque significativa.

Ma conviene chiedere il rimborso?
Per chiedere il rimborso bisogna imbattersi in un ricorso giuridico al giudice.
La prima cosa da valutare, infatti, è la convenienza dell’azione rispetto all’importo preteso. Una causa presenta dei costi oltre al normale rischio di rigetto della domanda che devono essere ammortizzati dalla prospettiva di rimborso.