Mercato cinematografico, novità

Novità nel mercato cinematografico

 

Il più grande mercato cinematografico al mondo, con un box office che supera i nove miliardi di euro annui, è da attribuire alla Cina,  che sale ogni anno del 50%.

Il 62% degli incassi cinesi deriva da film cinesi (686 produzioni nel 2015), mentre i film stranieri sono molto limitati, infatti, nel 2015, sono stati importati dall’estero soltanto 34 pellicole, con grossi controlli da parte della censura e mille permessi da ottenere da parte delle autorità governative.

Le industrie cinematografiche, quindi, si trovano a dover prendere la strada delle co-produzioni.

Si avviano collaborazioni e accordi per riuscire a entrare con più facilità nel circuito cinese di quasi quaranta mila sale cinematografiche, che saliranno a 160 mila nei prossimi 20 anni.

Un esempio della collaborazione della co-produzione tra Hollywood e la Cina è il blockbuster “Kung Fu Panda 3”.

Anche l’Italia prende parte alla collaborazione: a maggio viene firmato un protocollo tra governo italiano e quello cinese per promuovere, nei prossimi tre anni, delle co-produzioni di film, documentari, serie tv e cartoni animati.

A settembre è nato il “Sino-Italian film culture development fund”, con una dote di 600 milioni di dollari (537 milioni di euro), che gli investitori cinesi assicureranno in tre tranche nei prossimi cinque anni per realizzare film italiani e cinesi e, anche, per comprare aziende della filiera cinema della Penisola.

Il primo frutto di questa collaborazione è il film “Caffè”, di Cristiano Bortone, che uscirà nelle sale italiane il 13 ottobre e che verrà, poi, distribuito anche nelle sale cinesi come film nazionale e non come pellicola straniera.

Questo, per l’Italia, è un grande punto di partenza, in quanto, finora, l’Italia non ha mai avuto accesso a quel mercato.

“E’ uno status fondamentale -racconta Bortone- poichè dei 34 film stranieri ammessi in Cina ogni anno, solo 32 erano blockbuster americani, uno era solitamente francese e restava lo spazio solo per un altro film internazionale. In questo modo, invece, riusciremo a distribuire nostri titoli in Cina, cercando di conquistare fettine di box office e di diritti tv, streaming, home video tramite accordi coi produttori locali. Il fondo Sino-Italian è solo uno dei tanti che potrebe nascere. In Cina c’è molta liquidità e sull’intrattenimento ci sono proiezioni importanti di crescita. Nel 2016 i film cinesi hanno avuto un rallentamento al botteghino: ci sono fasce più ampie di pubblico che affina i gusti, che viaggia; servono nuove storie, nuovi registi, nuovi attori e anche cinema di qualità  Quindi si guarda all’Europa e all’Italia. Ci sono alcuni imprenditori cinesi che vorrebbero creare un fondo di investimento con Brinding the Dragon”.

“Brinding the Dragon” è una piattaforma di business industriale per produttori che nasce per unificare, a livello europeo, tutto quello che i vari stati continentali fanno a livello di accordi e di concessione fondi per il cinema verso la Cina.

Ed è proprio Bortone il co-fondatore di questa società di produzione a Shangai.

“Ci sono anche altri progetti italiani verso la Cina, come il film di Alberto Simone, una commedia girata a Roma con protagonisti cinesi e ambientata nel mondo della gastronomia, e il fantasy Diver”, conclude Bortone.