Il terribile ci porta in finale

Ivan il terribile ci porta in finale Dopo 12 anni l’Italvolley torna a giocarsi il titolo olimpico (è la terza volta) In semifinale domati gli Usa al tie-break con una emozionante rimonta

 

Spariti, dispersi in qualche landa mentale in cui il sole della ragione non arriva. Appiccicata alla mente, l’ombra cupa dell’ossessione per la medaglia d’oro olimpica. E poi di nuovo a galla, appesi ai lacci delle scarpe degli Stati Uniti, riecco gli azzurri trascinati a riva da Zar Zaytsev, che molto sbaglia, molto esagera, ma quando tutto è perduto ritrova qualcosa dentro e fuori di sé, 6 punti in fila sulla sua battuta, con 3 ace per chiudere un quarto set disperato.

TERRE DESOLATE. In fondo all’abisso e ritorno, avanti e indietro dall’inizio alla fine di una partita che resta per l’orrendo e il meraviglioso. A volte basta una mossa sbagliata al momento giusto perché tutto ricominci, persino la speranza. Simone Giannelli, il cui mestiere sarebbe principalmente quello di palleggiare e caricare le braccia a molla di chi deve mettere il pallone in terra. Con gli Stati Uniti 4 punti avanti nel primo set che più di un set è stato l’attraversamento di un territorio non descritto dalle mappe. Giannelli, dunque, che si alza – e già piccolo non è, siamo a 1,98 – e mette le mani davanti agli americani che sparano a catapulta. Primo muro della partita per l’Italia, sfrangiata e volatile esattamente come all’inizio del quarto di finale con l’Iran, senza neppure l’attenuante generica della modesta fama degli avversari. Quelli davanti, o meglio i loro genitori, sono stati campioni olimpici a Pechino e i loro nonni ancora prima, due volte. E’ molto più di quanto possano dire gli azzurri, per quali l’oro olimpico è ancora nascosto in un’oasi misteriosa, eppure piazziamo il primo muro, quello di Giannelli appunto, sul 19-15 per gli americani e il secondo, di Juantorena, sul 5-3 per noi nel secondo set.

Non difendiamo, non mettiamo in difficoltà la ricezione avversaria, non fino a quel momento in cui Giannelli cambia mestiere, a parte il fatto che la pallavolo è sport di eclettici integrati, e cambia la luce dell’orizzonte. Perché adesso l’oasi misteriosa appare alla vista, davvero, e l’oro maledetto sarà pure custodito da qualche parte. Fino a domani. Russia e Brasile hanno giocato in nottata e troveremo una delle due squadre a occupare l’oasi. Ma per avvistarla siamo dovuti andare oltre un black out che neppure in un film di fantascienza.

Semifinale olimpica e una delle due squadre, stranamente l’Italia e non gli Stati Uniti, che dopo essersi arrampicata a forza di denti lungo un distacco di 6 lunghezze per vincere il primo set fa omaggio del secondo, incassa 10 punti consecutivi nel terzo, lo chiude a 9 come fossimo a un torneo scolastico. Una mezz’ora fuori dimensione, in un universo parallelo senza uscita in cui la pallavolo è un’eco lontana. Nel frattempo dall’inizio della partita gli americani hanno piazzato 14 muri e gli azzurri 3. Difesa squagliata, attacco ghiacciato dalle idee confuse e mal realizzate della regia.

DELIRIO. Zaytsev come fa sempre prova a gettare l’asciugacapelli nell’acqua e a fare la scintilla, ma la corrente è alternata. Un servizio furibondo e invisibile, una schiacciata a reazione e una pallaccia sconsiderata, la media è questa. S’imbeve di rabbia e prende anche un’ammonizione. Gli Stati Uniti, casomai servisse precisare, non sono l’Iran e non vanno mai in riserva. Più la palla li provoca a fil di rete più loro la pestano. Erik Shoji è un libero che spazza via ogni affondo dell’Italia, come avrebbero fatto in altre epoche i suoi omologhi calcistici. Per fortuna anche Colaci sa il fatto suo e quando gli prendono i cinque minuti Zaytsev incrina una testa e fa arrivare la palla in tribuna di rimbalzo. Al quinto, al quinto, là dove nessuna delle due squadre era mai arrivata. E stavolta ci arriva l’Italia vera. Quella che domani tenterà di farci delirare. ©Riproduzione riservata ivan il terribile ci porta in finale Dopo 12 anni l’Italvolley torna a giocarsi il titolo olimpico (è la terza volta)

In semifinale domati gli Usa al tie-break con una emozionante rimonta Nazione O A B Tot. USA 37 34 32 103 Gran Bretagna 23 21 13 57 Cina 22 18 25 65 Russia 13 15 19 47 Germania 13 8 13 34 Giappone 12 7 21 40 Francia 9 12 14 35 ITALIA 8 11 6 25 Olanda 8 5 4 17 Australia 7 11 10 28 Corea del Sud 7 3 8 18 Ungheria 7 3 4 14 Spagna 6 2 3 11 Brasile 5 5 5 15 Croazia 5 2 1 8 Giamaica 5 0 2 7 Nuova Zelanda 4 8 3 15 Kenya 4 4 0 8 Canada 4 3 13 20 Kazakistan 3 5 9 17 Cuba 3 2 4 9 Colombia 3 2 3 8 Argentina 3 1 0 4 Ucraina 2 4 2 8 Corea del Nord 2 3 2 7 Polonia 2 2 4 8 Belgio 2 2 2 6 Thailandia 2 2 2 6 Uzbekistan 2 1 5 8 Georgia 2 1 3 6 Grecia 2 1 2 5 Svizzera 2 1 2 5 Slovacchia 2 1 0 3 Iran 2 0 4 6 Danimarca 1 6 6 13 Sudafrica 1 6 2 9 Svezia 1 5 3 9 Bielorussia 1 3 2 6 Armenia 1 3 0 4 Serbia 1 2 1 4 Slovenia 1 2 1 4 Indonesia 1 2 0 3 Rep. Ceca 1 1 6 8 Etiopia 1 1 3 5 Romania 1 1 2 4 Bahrain 1 1 0 2 Vietnam 1 1 0 2 Taiwan 1 0 2 3 Atleti olimpici 1 0 1 2 Bahamas 1 0 0 1 Fiji 1 0 0 1 Giordania 1 0 0 1 Kosovo 1 0 0 1 Portorico 1 0 0 1 Singapore 1 0 0 1 Azerbaigian 0 4 7 11 Malesia 0 3 1 4 Turchia 0 2 2 4 Irlanda 0 2 0 2 Lituania 0 1 3 4 Venezuela 0 1 2 3 India 0 1 1 2 Messico 0 1 1 2 Mongolia 0 1 1 2 Algeria 0 1 0 1 Filippine 0 1 0 1 Grenada 0 1 0 1 Qatar 0 1 0 1 Egitto 0 0 3 3 Norvegia 0 0 3 3 Israele 0 0 2 2 Tunisia 0 0 2 2 Austria 0 0 1 1 Bulgaria 0 0 1 1 Dominicana 0 0 1 1 Emirati arabi 0 0 1 1 Estonia 0 0 1 1 Finlandia 0 0 1 1 Marocco 0 0 1 1 Moldavia 0 0 1 1 Portogallo 0 0 1 1 La Francia è settima, Cina e britannici per il 2° posto IL MEDAGLIERE MATTEO RENZI PRESIDENTEDEL CONSIGLIO «Partita da infarto ma che bellezza l’Italia del volley! Orgoglio tricolore e si va in finale»

IL TWEET Istantanee di una giornata indimenticabile per il volley italiano: l’esultanza di Zaytsev e del ct Blengini dopo l’ultimo punto di Italia-Usa, in alto il muro degli Usa su Juantorena, accanto l’abbraccio finale degli azzurri LAPRESSE ITALIA 3 STATI UNITI 2 (30-28, 26-28, 9-25, 25-22, 15-9) ITALIA: Zaytsev 21, Lanza 16, Juantorena 14, Buti 8, Birarelli 8, Giannelli 6, Colaci libero, Antonov 1, Rossini, Sottile, Vettori. Non entrato: Piano. Allenatore: Blengini. STATI UNITI: Sander 10, Holt 16, Anderson 25, Russell 14, Lee 9, Christenson 5, E. Shoji (L), Non entrati: K. Shoji, Non entrati: Troy. Priddy, Jaeschke, Smith. All: Speraw. ARBITRI: Di Giacomo (Bel) e Casamiquela (Arg) Spettatori: 8153. Durata set: 34’, 35’, 21’, 30’, 16’. Le cifre – ITALIA: 19 battute sbagliate, 7 muri 2 Giannelli, Buti), 10 ace (5 Zaytsev, 2 Buti e Birarelli), 14 errori. USA: 17 battute sbagliate, 5 ace (5 Anderson), 16 muri (6 Holt, 5 Lee), 13 errori. Lanza 16, Juantorena 14 IL TABELLINO Conquistata la 6ª medaglia olimpica La svolta nel 4° set: dal 19-22 rimonta con gli ace di Zaytsev Bravo il baby Giannelli, la firma di Buti Domani per l’oro contro il Brasile o la Russia (18.15) Inviato a Rio de Janeiro – Non toglietegli il vino.

Se l’è fatto spedire a Mosca, dove è sempre buio, la moglie Ashling non riesce a parlare inglese con nessuno e per una trasferta di campionato conviene portarsi i libri da leggere in aereo. E il vino sa di neve e sale. Ivan Zaytsev è stato due anni lontano dall’Italia, lontano con gli occhi e con le mani. Adesso ci torna, va a giocare a Perugia e a quanto è dato sapere non gratis. Non sarebbe neppure giusto. Vive di quello, di ceffoni al pallone. Una volta lo accarezzava, poi è passato alla violenza. Il padre Vyacheslav era un palleggiatore coi fiocchi, Ivan anche quando si sentiva giovane e aveva voglia di muoversi e di pensare.

IL VOTO. «Adesso divento vecchio, cinque anni di Nazionale cominciano a pesarmi e se vinco l’oro olimpico lascio la maglia azzurra». Non crede a una parola di quello che dice, ovviamente. Domani l’Italia può chiudere un cerchio con la medaglia mai vista. Zaytsev che rinuncia a esplorare quando comincia il bello, figuriamoci. Non ha neppure la faccia di chi pronuncia voti e li rispetta. La madre Irina Pozdnyakova, russa pure lei casomai non si capisse, nuotava, il padre giocava a Spoleto, lui ci è nato. Adesso sale sul pulpito e predica. In silenzio. Con gli occhi. «Ieri sera non uscivamo da quel pozzo scuro. Non abbiamo parlato. Ci siamo soltanto guardati. E’ accaduto qualcosa di mistico». E forse esagera e forse no. «Sette minuti di tenebra totale, questo ho sentito dentro. Lo abbiamo sentito tutti. Stavamo per mollare. E io mi sono detto: no, non voglio cedere, l’ho già fatto troppe volte. In altre partite, in altre semifinali.

Mi sono messo da una parte, seduto da solo, si sono spente le voci della gente, ho cominciato ad ascoltare il rumore di fondo del mio animo». Gli capita spesso di sedersi a riflettere. Ancora di più da quando è nato Sasha, meno di due anni fa. «Un figlio assorbe, un figlio completa». E’ così per tutti, anche per lui che porta scritto su un braccio My way, a modo mio. Di russo sente di non avere nulla se non l’essere chiamato Zar, un timbro sul passaporto e la padronanza della lingua. «Sono più italiano di tanti italiani, ammesso che sia necessario raccontarlo». Di Roma, dove ha giocato ed è andato ad abitare, gli mancavano il calore del mattino e i cappuccini con il cornetto. Sono cose di cui si può fare a meno, se si ha cuoio sul cuore.

Lui non ce l’ha. «Pensa tu se svalvolassi un altro po’. Ieri ho mantenuto la lucidità appena sufficiente a calmarmi al momento giusto. Ero furioso».

VELOCITÀ. Furioso, però lucido. La squadra in pieno marasma emotivo, lui che prendeva il pallone in mano e serviva, serviva come un tennista. Due, tre volte di seguito. «In altri giorni mi è capitato di piazzare quattro ace consecutivi, mi hanno dato premi come miglior battitore in qualche torneo internazionale, però non so come faccio. Semplicemente, non faccio. Stavo lì con il pallone in mano, guardavo quella roba tonda e non capivo. Adesso questo che cos’è, a che cosa mi serve?». E giù un altro ceffone. Con l’Iran è arrivato a 127 chilometri orari, record olimpico, con gli Stati Uniti a 123. E’ uno che colpisce sempre duro e in un braccio di ferro ha atterrato la guida della Nazionale precedente, quella di Berruto, il quale lo aveva messo fuori per indisciplina. E’ passato un anno. E questa è tutta la storia, fino a domani sera. m.e. ©Riproduzione riservata Zaytsev: Stavolta non potevamo mollare IL PROTAGONISTA Ivan-Zaytsev-Final-Six-volley-800x543-800x543