Decreto e “aggiunte”: accordo tra Sindacati e Governo

Nella notte, una lunga riunione, continuata poi questa mattina, ha portato all’accordo tra sindacati e Governo per decidere quali sono le aziende che possono continuare il loro decorso lavorativo, in questa fase molto difficile del coronavirus.

 

 

 

I sindacati hanno chiesto di ridurre il numero dei comparti e dei lavoratori, lasciando ancora operanti soltanto quelle attività effettivamente essenziali.

 

 

L’ ultimo Decreto del presidente del Consiglio, firmato domenica 22 marzo, inseriva tra le “attività essenziali”:

 

 

  • Industria Agroalimentare

  • Industria Fabbricazione Prodotti Farmaceutici

  • Industria estrazione petrolio

  • Fornitura energia elettrica e gas

  • Tutti i trasporti

  • Fabbricazione Casse Funebri

  • Attività Legali, Professionali, Finanziarie, Assicurative

  • Studi di architettura e Ingegneria

  • Imprese Puluzie e Disinfestazioni

  • Assistenza Sociale, Sanitaria

  • Edicole e Tabaccai

  • Servizi di Informazione

  • Idraulica e installazione impianti elettrici, riscaldamento, condizionatori

  • Fabbricazione di Forniture mediche e dentistiche

  • Attività di riparazioni della Strumentistica utilizzata nella filiera alimentare, farmaceutica o dei trasporti

  • Magazzinaggio

  • Trasporto ferroviario di Merci

  • Trasporto terrestre di passeggeri in aree urbane e suburbane

  • Taxi, NCC, autotrasportatori

  • Trasporto marittimo e aereo

  • Gestione Fognaria e della Raccolta Rifiuti

  • Riparazioni Computer e Manutenzione Telefoni e Elettrodomestici

  • Servizi Veterinari

  • Call Center, Colf, Baby Sitter

  • Servizi di vigilanza privata, di difesa

  • Attività di pulizia e lavaggio delle aree pubbliche

  • Alberghi

  • Attività di produzione, trasporto, commercializzazione e consegna di farmaci

  • Impianti a ciclo produttivo continuo

  • Industria dell’aerospazio e della difesa

  • Tutte le attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale

 

“L’ elenco è stato modificato. Attendiamo ora il testo scritto del relativo decreto ministeriale”, dice il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.

 

 

Questo decreto ha scatenato non poche proteste. Sono in atto numerosi scioperi (metalmeccanici, settori chimico-tessile, settore Aerospazio e Difesa,siderurgia, bancari). Gli operai e i sindacati urlano di chiudere gli stabilimenti, gli industriali spingono per lasciarne aperti quanti più è possibile. I benzinai non sciopereranno ma rischiano di chiudere per mancanza di liquidità e quindi di prodotto. Il Garante della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha invitato le stesse organizzazioni sindacali a non effettuare scioperi che coinvolgano i servizi pubblici essenziali, fino al 30 marzo 2020, perché rischiano di aggravare la condizione dei cittadini durante lo stato di emergenza epidemiologica.

 

 

 

 

I segretari generali in una lettera spedita questa mattina all’Abi, a Federcasse, a tutte le banche, e, per conoscenza, al presidente del Consiglio, denunciano come “i dipendenti del settore, tra i quali si registrano molti casi di positività al coronavirus, non operano in condizioni di sicurezza”, senza mascherine, guanti e disinfettanti.

 

 

“Questo elenco è stato modificato in corsa, allungato rispetto agli accordi. Alcune attività aperte non erano previste nelle prime versioni. Tra i settori scomparsi c’è, ad esempio, la fabbricazione di prodotti in metallo, ma il via libera è stato esteso a tutto il comparto meccanico, che nelle bozze prevedeva solo la filiera legata agli apparecchi elettromedicali o all’agro-alimentare. Sono spuntati tra domenica mattina e le prime ore del pomeriggio, fino a pochi minuti prima della firma del presidente del Consiglio”: è questa l’accusa rivolta a Confindustria e al Governo.