Matteo Renzi propone di “riaprire l’Italia”
In un’ intervista l’ex premier Matteo Renzi sostiene: “Riapriamo l’Italia. Le fabbriche prima di Pasqua. Poi le scuole il 4 maggio. Ccon questo virus dovremo convivere probabilmente ancora diversi mesi, forse addirittura un paio d’anni e la gente nel frattempo sarà alla fame”.
Ma l’idea di Renzi non convince: scienziati, epidemiologi e ministri non sono dello stesso parere.
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Il virologo Fabrizio Pregliasco: “Pensare di riaprire le scuole è prematuro. È giusto pensare al futuro ma serve molta attenzione. Dovremmo convivere con il fatto che pandemie come questa possono anche tornare, è accaduto con la Spagnola. Questo virus non ce lo toglieremo dai piedi velocemente, ma in questa fase è necessario agire per poter arginare la dimensione di morti che c’è stata in Lombardia”.
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L’epidemiologo dell’Università di Pisa, e presidente del Patto trasversale per la Scienza (Pts), Pierluigi Lopalco: “Pensare di riaprire le scuole il 4 maggio è una follia e fare proclami in questo momento è sbagliato. Dobbiamo essere cauti a dare illusioni se non abbiamo dati, oggi abbiamo solo una flebile speranza in Lombardia ma ad esempio a Milano la situazione non è ancora sotto controllo. Come facciamo a riaprire le scuole se non abbiamo certezze? Non diamo false aspettative e speranze”.
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L’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Caro Renzi, la tua dichiarazione che bisogna riaprire prima di Pasqua è poco seria. Potremo riaprire quando la curva inizierà a flettere seriamente. Altrimenti il lockdown sarà stato inutile e dovremo riapplicarlo al primo riaccendersi di un focolaio. Al contempo bisogna preparare la riapertura. Sono attività impegnative. Come servire le categorie a rischio che rimarranno a casa; far arrivare il materiale di protezione alle fabbriche; far partire il tracciamento e i tamponi; preparare il Sud per una recrudescenza sui giovani che ci sarà comunque se apri a tutti; gestire orari della distribuzione commerciale. La verità è che in tutto l’Occidente abbiamo una classe dirigente politica che non è pronta per affrontare la prima vera emergenza della nostra generazione”.