Ramadan: storia e tradizioni

Ramadan: inizia con un spicchio di luna, ma è una luna fatta di preghiera e astinenza.

 

Il Ramadan è una festività islamica che coincide con il nono mese dell’anno.

 

Il calendario islamico è composto da 354 o 355 giorni e, dunque, questa festività non cade mai nello stesso periodo dell’anno solare e, anzi, può addirittura cadere in una stagione diversa.

 

Esso rappresenta uno dei pilastri fondamentali dell’ Islam: un musulmano non rispetta l’obbligatorietà di questa “prassi” può essere accusato di “empietà massima”, che lo esclude dalla condizione di “musulmano”. L’obbligatorietà era stata istituita nel 624 D.C. e veniva, inizialmente, utilizzata per espiare i peccati e scongiurare la siccità.



Il Ramadan è, precisamente, un periodo di digiuno della durata di trenta giorni. I musulmani devono astenersi dal consumo di cibi e bevande, dalle attività sessuali, dal fumare,  dalle azioni violente (ad eccezione della legittima difesa), dai peccati di parola (insulti, calunnie, bestemmie, menzogne), nell’ arco di tempo che va dall’alba al tramonto. Al tramonto del sole, per rompere il digiuno, si deve ingerire un dattero, come faceva il Profeta, o bere un bicchiere d’acqua. Durante la fase delle astinenza, bisogna dedicarsi alle preghiere, ad azioni di beneficenza e all’autodisciplina. Non devono lasciarsi andare a cattivi pensieri, cattive azioni o rabbia. Il digiuno, se praticato correttamente, può donare tantissime ricompense spirituali. Possono considerarsi esenti dal digiuno: i malati, le donne incinte o che allattano, i malati cronici, le donne durante il ciclo mestruale e i bambini. Durante il periodo di esenzione, però, devono fare opere di carità (nutrire, ad esempio, le persone bisognose mente dalla loro razza, religione o convinzioni), impegnandosi, altresì, a recuperare i giorni mancati di digiuno appena “tornati in forma”.

 

Per capire quando va effettivamente iniziato questo percorso si dovrebbe verificare “visivamente” in ogni area, alla ricerca dello spicchio di luna visibile al tramonto e aspettare poi che arrivi la “Notte del destino” (l’ultima notte), che è considerata la notte più sacra dell’anno, perché, secondo i musulmani, è la notte in cui Maometto ha ricevuto la prima rivelazione del Corano. Per “decretare” la fine del Ramadan e l’inizio del nuovo mese lunare, avviene la “Festa della Rottura”, che coincide, appunto, con il trentesimo giorno di questo percorso spirituale.

 

A questo punto ci si potrebbe chiedere: “Perché l’importanza di “questa celebrazione” è così elevata?  La risposta è semplice… Innanzitutto perché, secondo la tradizione musulmana, si crede che il Corano sia stato rivelato a  Maometto proprio durante il Ramadan e, inoltre, tutte le Sacre Scritture furono consegnate durante il mese di Ramadan. Ci sono, poi, alcune ipotesi che attribuiscono al digiuno l’insegnamento dell’autodisciplina, l’appartenenza ad una comunità, la pazienza e l’amore per Dio. Altre ipotesi, infine, dicono che il digiuno e l’astinenza sessuale serve a ricordare le privazioni dei poveri e, dunque, può invogliare a versare la Zakat. Per “Zakat” s’intende l’obbligo religioso di purificazione della propria ricchezza; essa viene tradotta col termine “elemosina”, in quanto viene fatto un “prelievo” sui beni superflui (beni o denaro) da parte delle istituzioni politiche locali. Le banche islamiche, in qualsiasi contratto o transazione, applicano la Zakat e le somme depositate alle organizzazioni filantropiche non la registrano nel bilancio.